Introitus: Suscepimus

09 luglio 2023

Suscepimus

XIV domenica per annum
Suscépimus, Deus, misericórdiam tuam in médio templi tui: secúndum nomen tuum Deus, ita et laus tua in fines terræ; justítia plena est déxtera tua. (Ricordiamo, Dio, la tua misericordia dentro il tuo tempio. Come il tuo nome, o Dio, così la tua lode si estende sino ai confini della terra; è piena di giustizia la tua destra.) – Cfr. Sal 47,10-11 Vulg.

L’antifona della XIV domenica è la stessa antifona d’Introito della festa della Presentazione di Gesù al Tempio: Gesù Bambino e Gesù «mite e umile di cuore» (Mt 11,29), che ringrazia il Padre per aver rivelato la via della salvezza «ai piccoli» (Mt 11,25). L’antifona è composta in primo modo, il modo “grave”. Il concetto di gravità, tanto nella teologia morale quanto nelle scienze mediche, si riferisce a tutto ciò che è attinente alla vita e alle sue fonti: «Se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete» (Rm 8,13). Dio è la fonte, Gesù è «la vita» (Gv 14,6). La prima parola dell’antifona è suscepimus [assumiamo], musicalmente sottolineata da un salto di quinta che dal basso ci porta verso l’alto; essa ci pone davanti tre realtà (appartenenti a Dio) da assumere nella loro interezza: la misericordia, il nome di Dio e il tempio. Ricordando sempre che «il tempio di Dio siete voi» (1Cor 3,17), particolare sottolineato da due cadenze identiche sulle parole templi tui e finis terrae [tuo tempio e tutta la terra]. È bello accettare l’invito a prendere su di sé tutto questo. Gesù stesso ci invita ad assumere le realtà di Dio, a sollevarle su di noi e a farle nostre: il verbo greco àiro (Mt 11,29) indica proprio il gesto del prendere su di sé! Ecco il giogo della Nuova Alleanza; il giogo che ci fa camminare sicuramente nel solco della volontà di Dio; il giogo che, pur essendo di per sé grave, è reso «dolce e leggero» (Mt 11,30) dalla forza del nostro compagno di viaggio: il Signore Gesù, che è con noi «tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).

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