Introitus: Inclina Domine

27 agosto 2023

Inclina Domine

XXI domenica per annum
Inclína, Dómine, aurem tuam ad me, et exáudi me: salvum fac servum tuum, Deus meus, sperántem in te: miserére mihi, Dómine, quóniam ad te clamávi tota die. (Piega verso di me il tuo orecchio, Signore, e ascoltami. Mio Dio, salva il tuo servo che spera in te. Pietà di me, Signore, perché a te grido tutto il giorno) – cfr. Sal 85,1.2.3.4.

L’antifona della XXI domenica è in primo modo, il “modo grave”. Il testo è un centone composto da tre frasi tratte dal salmo 85 che iniziano con tre verbi di richiesta a Dio: Inclína aurem, salvum fac, miserére mihi (piega il tuo orecchio, salva e abbi misericordia). La melodia, come l’implorazione dell’uomo, parte dal profondo e raggiunge la vetta melodica sulla parola Dómine (Signore). Ricordiamo che la “gravità” è profondamente connessa alla vita e alle sue sorgenti. In poche righe, viene evidenziato il nostro rapporto vitale con Dio: il legame Signore-servo non è un rapporto lavorativo, ma di comunione. Una comunione bella, dove l’umiltà che abbassa – sulla parola quóniam (il perché, la ragione profonda) ci sono note inusualmente gravi – rende capaci della più grande speranza – l’apice melodico è sulla parola sperántem –. Mentre l’uomo innalza la sua preghiera a Dio, «il Signore guarda verso l’umile» (Sal 137) e discende nel cuore dell’uomo: le note di miserére mihi, Dómine scendono fin sotto il rigo. L’invocazione è un viaggio perseverante nella speranza: tota die (per tutta la durata del giorno) espresso con una tristropha e un torculus finale. È il grande viaggio nella certezza che «se egli apre, nessuno potrà chiudere» (Is 22,22). È il viaggio che Gesù fece fare al suo Apostolo: verso [èis] la «regione di Cesarea di Filippo» (Mt 16,13). Cioè verso le sorgenti del Giordano, alle falde dell’Hermon.

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