Introitus: Spiritus Domini

28 maggio 2023

Spiritus Domini

Domenica di Pentecoste
Spíritus Dómini replévit orbem terrárum, allelúia: et hoc quod cóntinet ómnia, sciéntiam habet vocis, allelúia, allelúia, allelúia. (Lo spirito del Signore ha riempito l’universo, alleluia, e tutto ciò che contiene, alleluia, conosce ogni voce.) – Cfr. Sap 1,7 Vulg.

La Pentecoste inaugura davvero una nuova creazione: lo stesso Spirito che «aleggiava sopra le acque» (Gn 1,2), ora «porta a pienezza il creato», replévit orbem terrárum. Il Logos che ha creato ogni cosa ora diviene il linguaggio degli amici di Dio. Lo Spirito rende gli Apostoli capaci di annunciare «le grandi opere di Dio» (At 2,11) «ad ogni creatura» (Mc 16,15). Non generici proclami sull’amore, ma parole che vanno dritte al cuore di ciascuno, dette proprio nel «linguaggio personale [idìa dialèkto] con il quale siamo stati creati [èn hè eghennéthemen]» (At 2,8). È la Parola del Padre, la Voce del Buon Pastore, il canto del creato che acquista un significato profondo, perfetto, come è l’ottavo modo in cui è composta l’antifona. Lo Spirito emerge dal basso del tetragramma, come il primo alleluia della Resurrezione; sale poi alla vetta melodica sulle parole orbem terrarum quasi a significare sonoramente che lo Spirito – che prima «aleggiava sopra» –, ora pervade tutta la materia e la innalza nella dimensione redenta. La materia non è dissolta in un ideale. Né la carne trasformata nell’immateriale. Né le spine sono diventate rose. Lo Spirito ravviva tutto il creato e consente di comprendere la voce, il significato vero, di ogni creatura. Non in una uniformità ideologica, ma in una unità ontologica: «Tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo» (1Cor 12,12). È l’unità nello Spirito che «tiene insieme tutte le cose»[sun-èchei tà pànta], che porta la pace, quella vera (cfr. Gv 20,21). Lo Spirito «ha la scienza di ogni voce del creato». La Parola creatrice dialoga con la voce Spirito: «Ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va» (Gv 3,8). Ma la voce non è più un «suono confuso» (1Cor 14,8), bensì una voce chiara, una voce che comunica nel modo più comprensibile possibile, chiamandoci con la prima parola appresa dalla lingua materna: il proprio nome. È così che la povera peccatrice poté riconoscere il suo Signore: «Gesù le disse: “Maria!”» (Gv 20,16). E tutti i suoi peccati furono perdonati. Alleluia, alleluia, alleluia.

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