Ascensione del Signore
Viri Galilaei, quid admirámini aspiciéntes in caelum? alleluia: quemádmodum vidístis eum ascendéntem in caelum, ita véniet, allelúia, allelúia, allelúia. (Uomini di Galilea, che cosa ammirate guardando in cielo? alleluia: così come l’avete visto salire in cielo, nello stesso modo verrà, alleluia, alleluia, alleluia) – Cfr. At 1,11 Vulg.L’antifona del giorno dell’Ascensione è un sereno invito rivolto agli «uomini di Galilea», a quegli uomini che in qualche momento della loro vita «dimorano in terra e ombra di morte» (Mt 4,16). È proprio là che Gesù li aspetta (cfr. Mt 28,10). Uomini «in bianche vesti» (At 1,10) rivolgono l’annuncio a uomini ancora «immersi nelle tenebre» (Mt 4,16). Sono gli stessi uomini che annunciarono alle donne che stavano cercando Gesù nel luogo sbagliato (Lc 24,4-6). L’anonimo compositore medievale volle scrivere l’antifona in settimo modo: il modo “angelico”. Nello stesso modo, i pueri Hebraeorum avevano cantato Hosanna in excelsis agitando rami di palma. Con un balzo di note da terra alla dominante, l’antifona invita a fissare lo sguardo − ci sono ben sei note ribattute − in cielo, non a distoglierlo! «Quid admiramini?». Un giorno, Gesù pose la stessa domanda ai due discepoli che lo avevano seguito: «Che cercate?». Loro gli risposero: «Dove abiti?» (Gv 1,38). Ecco, quei due discepoli avevano visto la sua dimora terrena; ora avevano visto quella del cielo. Avevano anche visto la nube che «lo sottrasse ai loro occhi», come era stato loro anticipato il giorno della Trasfigurazione (cfr. Lc 9,34). Cinque note ribattute dicono ita veniet, «nello stesso modo verrà». E in che modo verrà? Verrà ancora «su una nube» (Lc 21,27). Ma la nube non sarà più fonte di spavento (cfr. Lc 9,34), anzi sarà «luminosa» (Mt 17,5), perché lo Spirito avrà «davvero illuminato gli occhi della mente» (Ef 1,18). Infatti, renderà capaci di vedere Gesù «tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20) proprio nella nube tenebrosa della Galilea di questo mondo. In Galilea fu il primo incontro. In Galilea sarà anche l’ultimo. Ce lo dicono i tre Alleluia finali: dopo aver toccato la vetta della melodia, scendono placidamente alle stesse note con cui tutto era cominciato.
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