Il tetragramma e le chiavi
La notazione gregoriana (qui ci riferiremo alla notazione vaticana) rappresenta l’altezza di una nota similmente
a quanto avviene nella usuale notazione musicale, le righe però sono quattro (tetragramma) invece di cinque (pentagramma). La notazione gregoriana utilizza le chiavi di DO (nota anticamente indicata con la lettera C) e di FA (nota anticamente indicata con la lettera F). Una volta che il simbolo che stilizza la lettera C o F è posto su un rigo, tutte le altre posizioni sul tetragramma vengono automaticamente associate univocamente ad una nota.
Alterazioni
Nel canto gregoriano esiste una sola alterazione, il bemolle (♭), e unicamente davanti al SI (bemolle = SI meno teso, dove be indicava la nota SI), che ne viene abbassato di mezzo tono.
L’effetto di un bemolle permane fino a che non vi sia: un bequadro (♮); un qualsiasi tipo di stanghetta; un’altra parola.
L’effetto di un bemolle permane fino a che non vi sia: un bequadro (♮); un qualsiasi tipo di stanghetta; un’altra parola.
Stanghette e virgola
Per punteggiare le frasi vengono usate le stanghette, la cui differente grandezza corrisponde alla gerarchia di valore degli elementi compresi fra esse. Le stanghette hanno uno stretto rapporto con i segni di punteggiatura della frase letteraria: virgola, punto e virgola, due punti e punto.
● la mezza stanghetta punteggia una parte della frase. Una frase conta due o tre parti e quindi una o due mezze stanghette, salvo eccezioni;
● l’intera stanghetta chiude una frase o ne indica una divisione importante;
● la doppia stanghetta interviene alla fine di un pezzo o, nel corso del pezzo, quando c’è un passaggio da un coro a un altro;
● la virgola indica un fraseggio minimo e, talvolta, un respiro rapido senza interruzione nel movimento.
La guida o custos
La guida (termine latino custos) è un segno che annuncia la posizione della nota seguente. Essa si trova utilizzata in due casi:
● alla fine del rigo, come annuncio in anticipo della prima nota del rigo seguente (esempio in figura tratto dal Credo III);
● nel corso del rigo, quando viene cambiata la chiave (esempio in figura tratto dal graduale Christus factus est).
Sia nell’uno che nell’altro caso, non deve evidentemente essere cantata.
L’asterisco
L’asterisco semplice (❊) precisa il punto della melodia in cui il coro si unisce alla schola. Lo si incontra:
● dopo l’intonazione dei pezzi;
● prima della o delle ultime parole di Graduali, Tratti o Alleluia, e prima dell’ultimo eleison del Kyrie quando la nona invocazione è formata da due incisi.
L’asterisco doppio (❊❊) si incontra solo nella nona invocazione del Kyrie quando comprende tre o più incisi. In questo caso l’asterisco o gli asterischi semplici che precedono indicano un cambiamento del coro, e l’asterisco doppio indica la riunione dei cori.
I neumi
La notazione del canto gregoriano utilizza una serie di simboli chiamati neumi. La parola neuma deriva dal greco νεῦμα (nèuma) che significa “segno”, “cenno”, ma per una singolare coincidenza è affine alla parola greca πνεῦμα (pnèuma). I neumi rappresentano l’andamento del canto.
Neumi fondamentali
Neumi di una nota
Punctum | Inizialmente indicava una nota bassa o raggiunta con un moto discendente. | |
Virga | Inizialmente indicava una nota alta o raggiunta con un moto ascendente. |
Con l’introduzione del tetragramma che fissa l’altezza delle note la distinzione fra punctum e virga è venuta a perdere importanza e significato, e la virga è quasi completamente scomparsa.
Neumi di due note
Neumi di tre note
Modificazione dei neumi
Il punto o punctum mora è posto a destra o, talvolta, sopra un neuma. La sua valenza dipende dal contesto ma, generalmente, allunga (approssimativamente raddoppia) la durata della nota.
L’episema orizzontale
L’episema orizzontale è un piccolo tratto orizzontale posto sopra una o più note. Può sottolineare una sola nota, o una nota di un gruppo, o un intero gruppo. Il suo significato varia a seconda della posizione della frase o della parola in cui si trova la nota o le note segnate. Pone enfasi e in genere allunga un po’ la durata delle note.
L’episema verticale
L’episema verticale è un tratto verticale sotto una nota, o talvolta al di sopra. Indica che questa nota è un appoggio ritmico, ovvero ha una leggera accentazione.
Neumi liquescenti
In alcuni neumi rappresentanti due o più note l’ultima nota è rappresentata più piccola del solito: questi neumi sono detti liquescenti. Questi neumi rappresentano un’articolazione sillabica complessa dove gli organi vocali assumono una posizione transitoria che diminuisce e attenua il suono. Dal punto di vista esecutivo, la riduzione esiste solamente sul piano sonoro ma la durata rimane identica. Il podatus liquescente è detto anche epiphonus, la clivis liquescente è detta anche cephalicus, il climacus liquescente è detto anche ancus. Per il climacus, anche se è sempre solo l’ultima nota ad essere attenuata, vengono rimpliccioliti tutti i punctum in forma di losanga.
Il quilisma
Il quilisma è un neuma speciale che ha la forma di una sorta di nota dentellata. Esso si trova al centro di un movimento ascensionale e non è mai solo, ma è sempre preceduto o da una nota o da un gruppo di note. Il quilisma allunga leggermente la nota o le note che lo precedono, mentre la nota corrispondente al quilisma rimane inalterata in lunghezza e intensità.
(continua…)......
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