O Adonai (18 dicembre)
O Adonái et Dux domus Israel, qui Móysi in igne flammæ rubi apparuísti, et ei in Sina legem dedísti: veni ad rediméndum nos in bráchio exténto.O Signore (“Adonai” in Esodo 6,2 Vulgata), guida della casa d’Israele, che sei apparso a Mosè nel fuoco di fiamma del roveto (Esodo 3,2) e sul monte Sinai gli hai dato la legge (Esodo 20): vieni a redimerci con braccio potente (Esodo 15, 12-13).
Quando un pio israelita incontra nella Sacra Scrittura il sacro tetragramma יהוה (YHWH), non lo pronuncia perché è il sacro nome di Dio da non pronunciarsi invano, ma legge al suo posto Adonai, (אֲדֹנָי), “mio Signore”.
Commento all’antifona di padre Maurice Gilbert S.J.
Sorprende l’invocazione Adonai all’inizio di questa antifona. Adonai significa Signore. Perché questa parola ebraica, usata soltanto due volte nella Vulgata (Es 6,2: Gdt 16,16)? L’unica spiegazione è la volontà dell’autore di mettere l’acrostico, di cui sopra. Ora, in Es 6,2, a Mosè il Signore spiega che non ha rivelato nomen meum Adonai ai Patriarchi: lo fa per la prima volta a Mosè.
Questa seconda antifona è un compendio dell’esodo. L’espressione «che sei apparso a Mosè nel fuoco di fiamma del roveto» rimanda a Es 3,2, ma, letteralmente, la formula in igne flammæ rubi viene da At 7,30, nel discorso di Stefano. La menzione et in Sina legem dedisti, molto generica, non si legge nella Vulgata, ma si riferisce alla Torah data dal Signore a Mosè per il popolo. Nemmeno l’espressione «guida della casa d’Israele» si trova nella Vulgata: fa riferimento all’uscita degli Ebrei dall’Egitto; e la domanda «vieni a redimerci con braccio esteso» potrebbe rimandare a Es 15,12-13, nel canto di Mosè dopo la traversata del Mar Rosso. Il testo latino recita: extendisti manuum tuam et devoravit eos [gli Egiziani] terra; dux fuisti in misericordia tua popolo quem redemisti: estendesti la tua mano e la terra li divorò; sei stato, nella tua misericordia, guida del popolo che hai redento.
Ci si deve domandare, però, per quale motivo l’autore riassuma qui gli avvenimenti dell’esodo. In altre parole, questa seconda antifona parla di Cristo? Sì infatti, poiché, prima di Agostino, la tradizione cristiana attribuiva alla seconda persona della Trinità la rivelazione dell’Antico Testamento (cfr, ad esempio, Clemente di Alessandria, Il Pedagogo, 2, 8, 75). La ragione veniva dal fatto che questa rivelazione si era effettuata mediante parole; dunque mediante il Verbo di Dio.
Infine osserviamo che, dopo una prima strofa dedicata alla creazione, la seconda si concentra sugli avvenimenti storici legati all’esodo. L’epopea dei Patriarchi è ignorata.
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