Introitus: Populus Sion

10 dicembre 2023

Populus Sion

II domenica di Avvento
Pópulus Sion, ecce Dóminus véniet ad salvándas gentes; et audítam fáciet Dóminus glóriam vocis suæ in lætítia cordis vestri. (Io gioisco pienamente nel Signore e la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza, mi ha avvolto con il manto della giustizia, come una sposa che si adorna di gioielli.) – cfr. Is 61,10 Vulg.

L’antifona della seconda domenica di Avvento, tratta dal libro del profeta Isaia, è composta in settimo modo, il “modo angelico”, tipico degli annunci. Il profeta, infatti, annuncia al popolo la venuta del Signore: un salto di quarta trasporta la melodia sul do (rigo con la chiave) che viene ribattuto molte volte, come il «suono di tromba in Sion» (Gl 2,15). Tre torculus disegnano la discesa del Signore «per salvare i popoli» [ad salvandas gentes]. L’apice melodico si raggiunge su faciet Dominus gloriam vocis suae [il Signore vi farà ascoltare la gloria della Sua voce]. La voce di Dio. Certamente è una voce tuonante (cfr. Sal 29; Ap 6,1) che «viene con potenza, detiene il dominio» (Is 40,10). La finalis ci ricorda che quella voce è quella del Buon Pastore (cfr. Gv 10,16) e non parla nell’amarezza e nel furore; parla in laetitia cordis vestris [nella letizia del vostro cuore]. La voce che «grida nel deserto» (Mc 1,3) ci invita ancora: «Preparate la strada al Signore e raddrizzate i suoi sentieri» (Mc 1,3). L’Avvento inizia con l’invito: «Vigilate» (Mc 13,37). Prosegue con la seconda tappa: Prepararci all’incontro. Sappiamo già che «Il giorno del Signore verrà come un ladro» (2Pt 3,10). Non ci si può improvvisare. Ci si prepara scartando ciò che ingombra il nostro cammino: le montagne di orgoglio e le valli della sfiducia. I Giudei si preparano «confessando i loro peccati» (Mc 1,6); le vergini sagge portando con sé «anche dell’olio in piccoli vasi» (Mt 25,4). È così che possiamo attendere il giorno del Signore «senza macchia e irreprensibili davanti a Dio, in pace» (2Pt 3,14). Peccare [amartanèin] significa fallire la mira, percorrere una traiettoria errata. Ecco allora la necessità di prepararsi, “raddrizzare il tiro” senza scoraggiarci per le cadute: «Meglio infatti è zoppicare sulla giusta via, che incedere a grandi passi su quella sbagliata» (Agostino, Discorsi, 141,4).


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