Annunciazione del Signore
Roráte cæli désuper, et nubes pluant justum: aperiátur terra, et gérminet Salvatórem. (Stillate rugiada, cieli, dall’alto, e le nubi facciano piovere il giusto. Si apra la terra e faccia germogliare il Salvatore) – Is 45,8 Vulg.Nella tradizione gregoriana, l’antifona del giorno dell’Annunciazione è l’antifona che caratterizza la grande attesa: il tempo di Avvento. La melodia, come l’implorazione dell’uomo, parte dal profondo e raggiunge il cielo. E tutto aiuta a comprendere che per accogliere la pioggia di grazia inviata da Dio sulla nostra terra, è necessaria l’apertura del cuore. Come il «Sì» di Maria. Il rimedio al non senso e alla sterilità dell’esistenza è dono di Dio che germoglia, anzi che è già germogliato. E quel dono, tradotto in esistenza quotidiana, è capace di liberare dalle tante catene del peccato che ci rendono schiavi. Sì, perché la Giustizia che è germogliata «una volta per sempre» (Eb 10,10) ha già vinto e, innestandosi anche nella nostra terra, «regnerà per sempre» (Lc 1,33). Maria tutto accolse e comprese che quel Germoglio non avrebbe mai avuto fine. «Allora l’angelo partì da lei» (Lc 1,38).
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