XXIII domenica per annum
Iustus es Dómine, et rectum iudícium tuum: fac cum servo tuo secúndum misericórdiam tuam. (Tu sei giusto, Signore, e retto è il tuo giudizio: agisci con il tuo servo secondo la tua misericordia) – cfr. Sal 118,137.124 Vulg.La breve antifona della XXIII domenica si presenta ancora in modo “grave”. L’apice melodico è sulle parole servo tuo. È ancora un’antifona che ci richiama al valore vitale della nostra appartenenza a Dio, dove «essere Suo servo significa regnare» (S. Giovanni Gualberto) e significa anche parlare «affinché il malvagio desista dalla sua condotta» (Ez 33,8). Infatti, «la carità non fa alcun male al prossimo» (Rm 13,10) e di conseguenza «se il tuo fratello ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello» (Mt 18,15). Lo scándicus iniziale trasporta la melodia dalla finális del modo alla dominante, per poi discendere dolcemente di tre note sulla parola Dómine; in modo speculare tre note analoghe riportano alla dominante sulla parola rectum. In due brevi frasi (tratte dal salmo 118) abbiamo descritto l’agire di Dio verso colui che è in comunione con Lui: giusto, retto, misericordioso. Nella melodia osserviamo che mentre il servo è innalzato, il Signore [Dómine] si abbassa fino alla finális con la sua misericordia. È il mistero dell’incontro fra Dio e l’uomo. Anche l’incontro dell’uomo con Dio ha un suo mistero: è un lungo cammino che inizia col Battesimo, con l’immersione verso [èis] il Suo Nome (Mt 28,19). Certamente significa nutrire un rapporto personale con Gesù. Ma è un rapporto che, per crescere, non può prescindere dalla comunione ecclesiale. Solo nella comunione, camminando insieme verso il Suo Nome [sun-egheménoi èis tò ónoma] (Mt 18,20), possiamo entrare nel mistero della volontà di Dio, fino a desiderare ciò che Lui vuole donarci. «Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20).
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