XIX domenica per annum
Réspice, Dómine, in testaméntum tuum, et ánimas páuperum tuórum ne derelínquas in finem: exsúrge, Dómine, et júdica causam tuam: et ne obliviscáris voces quæréntium te. (Ricordati, Signore, della tua alleanza e non abbandonare del tutto la vita dei tuoi poveri; sorgi, Signore, e giudica la tua causa e non dimenticare il grido di quelli che ti cercano.) – cfr. Sal 73,20.19.22.23 Vulg.Ancora un’antifona in settimo modo, il “modo angelico”. Visivamente, si può cogliere che la melodia sembra galleggiare sul terzo rigo (chiave), quasi a ricordare il movimento degli angeli che salgono e scendono (cfr. Gn 28,12). Nel Vangelo, Pietro cammina sulle acque, ma a un certo punto sprofonda. Prima, chiede a Gesù quella prova stranissima: «Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque» (Mt 14,28). All’invito di Gesù, Pietro «scende dalla barca, fa il giro della stessa [peripátesen] sull’acqua e poi va verso Gesù» (Mt 14,29). Ma a quel punto commette un errore: anziché tenere «lo sguardo fisso su Gesù» (Eb 12,2), guarda [blépon] quel terribile vento, che non era certo la «brezza leggera» (1Re 19,12) con cui si manifesta Dio. Se è vero che, da un lato, chiediamo a Dio di volgere lo sguardo [respícere] su di noi, è pur vero che siamo noi a sottrarci da quello sguardo per mettere i nostri occhi sul problema e sprofondarci in esso. Allora, in modo incondizionato, possiamo gridare: «Signore salvami» (Mt 14,30). E Dio, che non dimentica il grido di chi lo cerca, ancora stende la mano per afferrarci: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?» (Mt 14,31).
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