Trasfigurazione del Signore
Tibi dixit cor meum, quæsívi vultum tuum, vultum tuum, Dómine, requíram: ne avértas fáciem tuam a me (A te ha detto il mio cuore: ho cercato il tuo volto; il tuo volto, Signore, cercherò, non volgere il tuo volto lontano da me) – cfr. Sal 26,7-8 Vulg.L’antifona del giorno della Trasfigurazione è composta in terzo modo, il “modo mistico”. È il modo che rivela tutto lo stupore intraducibile con le parole; le poche parole dell’antifona insistono sulla nota dominante, che viene ripercossa ben venticinque volte! È uno slancio verso l’alto, verso l’«alto monte» (Mt 17,1) sul quale Gesù conduce i suoi amici. Ma la salita a quel monte non è una passeggiata. Lo sapeva bene Abramo, che «fu chiamato amico di Dio» (Gc 2,23), ma prima dovette salire su quel monte, disponibile a sacrificare Isacco. Lo imparò bene anche Pietro che certamente vide il volto trasfigurato di Gesù (cfr. Mt 1,2), ma sentì anche una voce gravida di conseguenze: «Ascoltatelo!» (Mt 1,5). Le note martellate dell’antifona sembrano rimarcare che la ricerca di Dio permea tutta la nostra vita, quand’anche noi ci sottraessimo dallo sguardo di Dio. Per questo chiediamo: «Ne avértas fáciem tuam a me» [non distogliere da me il tuo volto]. Infatti, Gesù non distolse mai il suo sguardo dal suo fragile amico, nemmeno mentre lo rinnegava: «Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro» (Lc 22,61).
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