VII domenica per annum
Dómine, in tua misericórdia sperávi. Exsultávit cor meum in salutári tuo, cantábo Dómino, qui bona tríbuit mihi (Signore, ho sperato nella tua misericordia. Il mio cuore ha esultato nella tua salvezza, canterò al Signore che mi ha beneficato) – cfr. Sal 12/13,6L’antifona è costruita su quattro verbi: sperare, esultare, cantare, beneficare. Sono i punti cardinali della nostra vita. È solo sperando nella misericordia che comprendiamo la preziosità della vita: Dio ci offre ancora un’altra occasione per operare il bene. Solo accorgendoci che il Signore è venuto a salvarci riusciamo ad esultare. Solamente sperimentando che Dio è il Signore della vita, e non il crudele tiranno, possiamo cantagli il nostro grazie. Allora il nostro tempio diventa capace di accogliere il prossimo e di elevare canti di lode anziché treni funebri, rabbia e vendetta. Ma tutto ciò non avviene in virtù di un grande sforzo; avviene in conseguenza dell’aver accolto la salvezza venuta da Dio. Lo sguardo riconoscente riesce a cogliere che «il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro» tutto ci appartiene quando apparteniamo al Salvatore perché Cristo è davvero il nostro Signore. E anche in mezzo alle sofferenze della vita, si può vedere che il Signore ci ha colmato di beni. Per un solo motivo: tutto è grazia, per chi vive in Lui.
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